Il buono, il brutto, il cattivo

Per chi stare in Siria?

Branduardi, il “menestrello” della musica italiana, ha inciso anni or sono “Alla Fiera dell’Est” e non tutti sanno che il brano è liberamente ispirato alla cena pasquale ebraica, o Seder – che ai cristiani ricorda l’ultima cena del Cristo – che viene cantato al termine della Narrazione di Pesach (Pasqua). Le dieci strofe narrano le vicende non di un topolino ma di un capretto, che ricorda l’agnello pasquale col cui sangue gli israeliti marchiarono le loro porte per salvarsi dallo sterminio dei primogeniti in Egitto. Il testo è una lunga metafora che, tramite personaggi che simboleggiano figure chiave della storia biblica, ripercorre la storia dell’Israele anticonarrata nella Bibbia.

Quanto sta accadendo in questi giorni in Siria, può ricordare gli avvenimenti di questo canto  – ovviamente con attori, contesti e tempi diversi – e qualcosa di simile è stato rappresentato in una vignetta apparsa su un giornale arabo, che affianca questo articolo.

Ci sono ufficialmente due contendenti: da un lato il Presidente Bashar al-Assad, fuggito su un aereo scomparso, dall’altro i ribelli comandati da al-Jolani, di 42 anni ed originario della regione di Damasco, già fondatore dell’ala siriana di al Quaida.

Il primo era sostenuto dall’Iran (paese che pare abbia ritirato il proprio appoggio poche ore prima la caduta dello stesso Assad) e dalla Russia che ha anche bombardato le postazioni ribelli. Il secondo ha dalla sua parte un interscambio di soldati con le forze ucraine e l’appoggio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ricordiamo far parte della NATO.

Il capo dei ribelli ora entrati anche a Damasco, si è fatto intervistare pochi giorni fa da un’emittente americana ed ha mostrato meno durezza sia nell’aspetto fisico che nelle parole pronunciate, come se volesse entrare nelle grazie del prossimo presidente USA, Donald Trump. Il nome “al-Jolani” viene anche letto come “al-Golani”, ossia proveniente delle alture contese da Siria ed Israele dopo la Guerra dei 6 Giorni che Israele vinse contro fior di paesi attaccanti, fra i quali appunto la Repubblica Araba di Siria. Vi è una taglia americana di 10 milioni di dollari posta sul suo capo proprio dagli americani, durante i tempi quaidisti.

Al confine tra i due stati, più esattamente nella fascia che era stata creata nell’angolo sud-occidentale della Siria e nord-orientale di Israele, le alture del Golan hanno una lunghezza da nord a sud di circa 65 chilometri e una larghezza da est a ovest che varia da 12 a 25 chilometri, per circa 1800 chilometri quadrati di superficie. Una zona cuscinetto occupata proprio oggi da Israele per evitare che vi si installino delle forze ostili, visto che le guardie di confine di Assad sono scappate ed il nuovo arrivato sembrerebbe avere qualcosa a suo modo da recriminare. Sono passati pochi giorni da quando alcuni giornali hanno pubblicato le notizie di una presenza russa in quelle zone, apparentemente come controllori di sicurezza, ma effettivamente per addestrare alcuni pasdaran, ossia dei miliziani sciiti siriani e iracheni ed altre forze riconducibili a Hezbollah, che hanno creato una piattaforma d’attacco perfetta contro Israele e che sono stati indottrinati, pare, proprio dai militari russi.

“Questo è un giorno storico nella storia del Medio Oriente – ha detto il premier israeliano recatosi sul Golan -: il regime di Assad è un anello centrale dell’asse del male dell’Iran, questo regime è caduto”. 

Effettivamente la guerra fra Israele ed i terroristi di Hezbollah ha stroncato gran parte delle forze siriane. Si intendono quelle filo presidenziali, ossia di un presidente, Assad, nominato dal padre come erede e su questo è inutile aggiungere altro.

L’Iran non sta con i ribelli e per questo dovrebbero interrompersi i rifornimenti di armamenti, che attraverso l’Iraq arrivano senza sosta da decenni, provenienti dall’Iran e diretti in Siria e Libano per compiere atti terroristici contro e dentro Israele. Si teme però per le sorti delle popolazioni curde sulla linea di demarcazione fra Siria e Turchia, da anni aiutati da Israele.

Al-Jolani ha voluto rassicurare le cancellerie occidentali, insistendo sulla volontà di non voler contrastare altre forme di religione e di altri gruppi non sunniti: ha però parlato di comunità cristiane e non degli ebrei. Ha detto anche “queste comunità religiose hanno coesistito in questa regione per centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle”.

Se non sarà più vero che “mentre un arabo ti stringe la mano destra, ti accoltella con la sinistra”, sognando un attimino potremmo aspettarci nuovi accordi di Abramo con Libano e Siria. Temiamo però che a qualcuno “sopra le parti” la cosa non andrebbe a genio.

By Alan Davìd Baumann

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