Chi ha a cuore la democrazia, la libertà di ogni forma religiosa, il rispetto dell’uomo, non può prescindere dal seguire gli esiti delle elezioni statunitensi, per sperare in un corretto ripristino delle relazioni con Israele, testimone di queste virtù nel Mediterraneo e nell’area mediorientale.
Su “Il Fatto Quotidiano”, la vittoria repubblicana viene vista come un plebiscito nelle scelte degli israeliani. A loro dire il 70% della popolazione ha tifato per Trump, nonostante i “18 miliardi di dollari in varia forma, prevalentemente per rifornire lo stato ebraico di armi, bombe e munizioni”, “elargiti” recentemente – in tempi elettorali – dalla amministrazione Biden.
Quel che viene ancora definito “Lo Stato Ebraico”, lì dove cittadini di altre religioni siedono non soltanto al parlamento ma in molte alte schiere del paese, ed al contrario di gran parte delle monarchie e delle repubbliche islamiche, deve al precedente Trump anzitutto il corretto spostamento dell’Ambasciata statunitense nella capitale Gerusalemme. Quando i media insistono nel trovare un sinonimo dello stato con “… di Tel Aviv” fanno sorridere. Ancora oggi gran parte del mondo occidentale non riconosce la giusta capitale (dal 1948), per non offendere gli amici arabi, esattamente come la Croce Rossa Internazionale da quando accettò la Mezza Luna ed il Magen David Adom, ma non permise al servizio medico israeliano di comparire assieme alla croce ed alla mezza luna. Per questo sostituì la “Stella di David” (letteralmente lo “Scudo David Rosso”) con un insignificante rombo.
Il Fatto Quotidiano prosegue sostenendo che secondo alcuni “funzionari israeliani, citati dai media locali, hanno espresso preoccupazione per l’insistenza del tycoon su una rapida fine della guerra a Gaza e in Libano. Secondo alcuni commentatori, Trump vorrebbe arrivare al cessate il fuoco entro il suo insediamento, sconvolgendo i piani di Israele”. Questioni riprese da Conte dei 5 Stelle che congratulandosi con il vecchio neopresidente – con il quale nutriva un buon rapporto non soltanto istituzionale -, dice: “ora grandi sfide, fermiamo le guerre”, suscitando le ire dell’alleata Schlein dei PD.
Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra sostiene che “ci sarà un problema nella guerra in Medio Oriente dove il governo di Israele avrà ancora maggior sostegno per distruggere Gaza infiammando tutta quell’area”.
Si è parlato degli abitanti israeliani senza ricordare le atrocità subite il 7 ottobre 2023. Dimenticanza che aleggia da quando sono iniziate le manovre di polizia israeliana dentro Gaza. La preoccupazione è che sia solo del 70% – secondo i dati forniti dal Fatto Quotidiano – la percentuale degli israeliani favorevoli a Trump. Non lo scriviamo per simpatia verso esponenti del governo israeliano – anche perché è difficile giudicare quando non si vive nel contesto -, ma per l’obbligo che un governo di Israele e di tutti i paesi occidentali ed infine di quelli democratici, hanno nel contrastare ogni forma di terrorismo.
Sebbene l’amministrazione democratica statunitense non abbia apertamente sostenuto Hamas o Hezbollah e tanto di meno il fautore Iran, la politica permissiva espressa anche durante la campagna elettorale della Harris, ha favorito non ostacolandole apertamente, le forme nazicomuniste arabe, siano esse sciite o sunnite. Non parliamo poi della sinistra italiana ed europea che vive creando menzogne, cambiando la storia anche recente.
Israele è in lotta contro il terrorismo, non contro dei popoli, vittime questi ed utilizzati come scudi umani dai loro stessi familiari. Non parliamo poi delle varie degenerazioni dell’ONU che forniscono passaporti diplomatici ad alcuni terroristi assunti dall’UNRWA. Con Trump dovrebbero riprendere gli Accordi di Abramo, iniziando da quelli con l’Arabia Saudita, interrotti proprio a causa delle stragi del 7 ottobre.
Per questo e per altri motivi dovremmo scrutare ognuno nella nostra coscienza e renderci conto, specialmente chi aveva creduto in oramai tramontati ideali di centro sinistra, che i tempi sono cambiati e che quelle erano e sono morte come utopie.
Oggi i veri amici di Israele e dell’ebraismo stanno in quella che viene definita la destra. Tranne che per nostalgici, o per fortuna pochi pronipoti del ventennio, questa destra corrisponde a quella liberale che nella prima Italia, aveva i nomi di d’Azeglio e Benso di Cavour. Dobbiamo dire grazie a coloro che difendono Israele ed il suo Scudo di David, che protegge anzitutto noi europei dalle sfide nucleari iraniane e dalle invasioni striscianti, economiche e fisiche.