
Investigators examine a crater following a missile strike in Dnipro on October 10, 2022, amid Russia's invasion of Ukraine. - The head of the Ukrainian military said that Russian forces launched at least 75 missiles at Ukraine on Monday morning, with fatal strikes targeting the capital Kyiv, and cities in the south and west. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)
Kiev, Leopoli, Ivano-Frakivsk, Dnipro, Odessa.
Una dopo l’altra, la vendetta di Vladimir Putin per l’attacco al ponte di Crimea si abbatte sulle città dell’Ucraina.
Una raffica di 83 missili e 17 droni kamikaze lanciati su due terzi delle regioni del Paese, con almeno 11 morti e 89 feriti, infrastrutture strategiche distrutte, blackout di massa, incendi ed esplosioni e il terrore che dopo mesi torna nel cuore della capitale. L’inferno scatenato dalla Russia dopo l’attacco alla penisola simbolo delle annessioni, per cui lo zar ha pubblicamente accusato i servizi di Kiev, fa ripiombare l’Ucraina nel baratro dopo settimane di speranza per i successi della controffensiva nell’est e a sud.
“Stanno cercando di distruggerci e spazzarci via dalla faccia della terra”, ha denunciato il presidente Volodymyr Zelensky, mentre Putin rivendicava “massicci attacchi alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina”, definendola al pari di “un’organizzazione terroristica”, e la Difesa di Mosca annunciava che “gli obiettivi dei raid di precisione sono stati raggiunti”. Un’escalation che l’Occidente ha condannato compatto, ribadendo l’impegno a restare al fianco di Kiev finché servirà.