L’antisionismo iraniano e della sinistra

Ad ogni articolo mi auguro di poter scrivere cose nuove, di non dovermi soffermare sulle negligenze, la cecità, il voler cambiare la storia, espressioni che l’attuale pseudosinistra realizza meticolosamente e fragorosamente, in Italia e nel mondo.

Non solo questo neo-raggruppamento non ha più valori, ma non ha più persone qualificate, non ha più la propria storia, essendo composto da rimasugli di antiche repubbliche e da incolti figli di madre ignota.

Ho tentato di ricordarmi di una divisione fra potere e cultura, alla quale gli Aldo Moro ed i Berlinguer ci avevano fatto credere, quando già stufo di questa presa per il … potere, mi indirizzai verso l’innocuo, sincero e de “core bono” Partito Radicale. Scelsi questa come parte di un preesistente tavolo negoziale, malato di politica, anzi di scienze politiche.  

Di quel periodo rimane poco, probabilmente solo la memoria di alcuni compagni, camerati, ciellini o sotto altre estinte forme qualificanti; dai vecchi indagati a piede libero od a carico dello Stato, agli ex-giovani che nelle parole dei cantautori, cercavano le strade per la loro reale libertà.

Dopo la Guerra del ’67, la storica Sinistra cambiò drasticamente atteggiamento collocandosi contro Israele, perché unico rappresentante gli USA nello scacchiere mediorientale. Si collocò opportunamente al fianco dei paesi petroliferi sotto l’egida dell’URSS.

Per ottenere il benestare ed essere definiti “di sinistra”, l’attuale non-saprei-cosa necessita anzitutto l’obbligo di schierarsi contro Israele con il bonus di riuscire a nascondere la scelta antisemita, ed in seguito il volersi occupare di altre cose, come i problemi legati al lavoro, alla società, all’economia, al bene dell’Italia. Non basta essere contro Netanyahu, che oramai è diventato l’emblema israeliano da contrastare per la nostra fintapolitica, ma bisogna anche parteggiare per i poveri palestinesi (ieri), i poveri libanesi (oggi), i poveri iraniani (sempre).  Io questo lo chiamo razzismo, anzi nazicomunismo.

Ad un anno dalle stragi del 7 ottobre 2023 e di quando scrissi “oggi terroristi, domani poveri martiri”, ancora si da credito alle notizie diffuse dal ministero della salute di Hamas, ossia ad un’organizzazione terroristica. Si inneggiano i giornalisti uccisi, che quel giorno assieme alla furia estremistica compirono degli atti incivili, tanto che i diversi musei che in Italia rammentano le torture ecclesiastiche medioevali, hanno deciso di chiudere perché sembrano dei parchi gioco. I poveri civili di Hamas, o del Libano, sono stati barbaramente uccisi dalla mano israeliane, non perché utilizzati da Hamas o da Hezbollah come scudi. Quando il Talmud dice “chi salva un uomo salva un mondo intero”, implica che lo stesso governo di Bibi esegue omicidi mirati, che prima di bombardare si inviano biglietti, telefonate, sms alle popolazioni, per avvertire che gli israeliani non ne possono più di vivere nei rifugi, per i decenni di anni sotto i missili sciiti o sunniti. Non è giusto che un antico popolo si difenda? E’plausibile che l’Iran invochi la distruzione di Israele, tanto da invocare l’ONU contro chi si difende dalle loro stesse armi, regalate a chiunque intenda scagliarle contro il “Sionista”?

Ho ammirato il presidente Netanyahu per la prima volta, per il discorso all’assemblea generale a New York.  Se l’Unesco definisce arabo il Muro del Pianto, se il Consiglio di Sicurezza condanna incessantemente Israele, ma nulla ha mai fatto contro atti terroristici o semplicemente quando gli arabi si uccidono tra loro. Si tratta di un’Organizzazione ingannevole, schierata, antisemita.

L’apparato segreto che affascina il mondo intero sin dalla nascita di Israele, ha pianificato in questi giorni la mitica eliminazione dei capi di Hezbollah, prima agendo sui dispositivi elettronici ed obbligandoli di conseguenza a riunirsi ad personam; infine, ovviamente, con degli alert funzionanti sul luogo e l’ora, per coglierli tutti quanti assieme.

A guerra finita, qualcuno dovrà chiarire tante cose. Ma sicuri che altri intendono porre fine a questa come a tante altre guerre?

Va ricordato come il “Partito di Dio” degli Hezbollah non rappresenta l’intero popolo libanese. Agisce indipendentemente dagli apparati statali. Nel libano, molti sono stati tra i mussulmani ed ovviamente tra i Cristiani Maroniti, a festeggiare gli ultimi accadimenti. Questo per sottolineare nuovamente che Israele non sta facendo una guerra contro il Libano, o contro i palestinesi. Il mondo dimentica che queste sono frange terroristiche e che questa è una colossale azione di polizia. Persino il presidente americano uscente e la sua vice hanno espresso la loro gioia per l’uccisione di assassini di americani e di vittime civili di altre nazioni.

Per tornare dentro casa nostra, anche perché abbiamo preso il vizio di sapere tutti cosa stia succedendo a migliaia di chilometri dalle nostre case, va rimarcato come nelle varie repubbliche costituzionali italiane, siamo stati allenatori di calcio, poi virologi, raramente skipper ed infine esperti in guerre e storia del Medioriente. Alcuni giovani inneggianti ai poveri martiri, non sanno neanche dove sia Gerusalemme.

Stamane avevo deciso di approfittare di una giornata soleggiata, visto che il tempo è diventato più che ballerino. Mi sono recato alla conferenza stampa del Premio Cesare Zavattini. Mi interessava ascoltare il ricordo di questa importante figura del neorealismo italiano. L’interesse mi è però stato da subito calpestato a causa del discorso introduttivo di un politico, Vincenzo Vita, ex deputato e senatore sotto vari nomi della sinistra. Lo cito perché nella sua pagina di wikipedia, scorgo che come titolo di studio ha il diploma di maturità classica, però è stato docente presso la Facoltà di Scienza Politiche dell’Università di Sassari. Buono a sapersi che si possa insegnare senza avere una laurea. Certo non è un foglio di carta che attribuisce il valore intellettuale ad una persona, ma diciamo che nel caso di un concorso pubblico, esistono – immaginavo – delle graduatorie che favoriscono il titolo di studio più alto per accedere ad una professione.

Resta fatto che per parlare di cultura, di cinema, o di altro, il citare la malvagità del presidente Netanyahu, dello sterminio del popolo palestinese, senza citare il 7 ottobre, i decenni di lanci di missili dalle fondamenta delle organizzazioni ONU: scuole, ospedali, case di riposo, etc.; non soltanto falsifica la storia recente, ma fornisce ancora una volta delle prerogative razziste, sebbene abbia poi detto “ma questo non significa che siamo antisemiti”. Queste citazioni non c’entravano proprio nulla con il contesto e sono state fatte a titolo gratuito: parlare male di Israele è diventata una moda, quasi necessaria per potersi proporre al pubblico con certa simpatia.

Credo che questi piccoli ma significativi avvenimenti siano sufficienti ancora una volta, per dire che non ci si può più fidare di questa “sinistra” sfatta. I vecchi rappresentanti, pur di mantenere una o più poltrone, si schierano con il vituperio e l’ignominia. Per loro, se l’israeliano dopo decenni si difende, viene considerato un assassino, se un arabo di passaporto qualsiasi viene ucciso, è un martire palestinese vittima degli israeliani, se non della cattiveria ebraica.

Dopo la morte dei capi di Hezbollah, si teme per l’occlusione intestinale e mentale di passate ideologie nostrane. Chissà cosa starà ponderando il Presidente d’Alema.

By Alan Davìd Baumann

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