Ottobre del 22 – A 100 anni dalla Marcia su Roma la Senatrice Segre apre la XIX legislatura della Repubblica Italiana

Si è detta incredula di dover aprire proprio lei la nuova legislatura, perché la XIX legislatura inizia quasi a cent’anni dalla “marcia su Roma” del 28 ottobre 1922, che portò il fascismo al potere decretando quelle Leggi razziali che le impedirono di proseguire la scuola. Una legislatura quella che si è aperta oggi, dove la destra vincitrice è composta da due partiti appartenenti all’ex governo, ed uno all’opposizione.

Dopo “costituzione repubblicana” la Segre si aspettava una interruzione, applausi… invece nulla. Subito dopo però il nome di Giacomo Matteotti ha riscosso una lieve acclamazione (dell’opposizione). Pochi gli applausi della destra vincitrice per il 25 aprile ricordato nel discorso assieme alle date significative del calendario nazionale.

La senatrice si è augurata la conferma anche in questa legislatura, dell’unanimità politica riscontrata nella commissione proprio da lei presieduta, che si è occupata della lotta contro l’imbarbarimento, il razzismo, l’antisemitismo, etc.. Ha poi suggerito che le energie andrebbero spese non per cambiare la costituzione, ma per attuarla, in particolare per l’uguaglianza e rimozione degli ostacoli alla parità (art. 3).

Si è trattato di un discorso di grande spessore politico, che in parte ci ha ricordato quello di Simone Veil, altra sopravvissuta all’Olocausto e prima donna presidente del Parlamento europeo, che all’inaugurazione di quella legislatura continentale, il 17 luglio 1979, ricordòEravamo convinti che, se i vincitori del 1945 non fossero riusciti a raggiungere una riconciliazione rapida e completa con la Germania, le ferite di un’Europa già lacerata tra Est e Ovest non sarebbero mai guarite, e il mondo sarebbe quindi andato in contro a un altro conflitto ancora più devastante di quelli precedenti.

Assieme alla senatrice Segre, ci auguriamo che maggioranza e minoranza trovino il modo per prendere decisioni atte al bene del popolo italiano. Il tutto in un mondo frastagliato da una guerra tornata in Europa, che va a complicare un momento difficile sancito dal Covid. Chi sta per governare dovrà continuare a prendere provvedimenti difficili, antipatici alla massa e soprattutto esterni al profitto politico. Soprattutto per questo, tutti gli eletti dovranno trovare un comune accordo, un “tavolo” scomparso da decenni ma necessario per smuovere il Belpaese ed accompagnarlo in un futuro di pace e felicità.

Alan Davìd Baumann

By Redazione

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