Perché le piastrelle coreane hanno sostituito i sanpietrini

“Ma te pareva – dice il romano de Trestevere – A Roma le Romanelle so’ mazzette. Oggi, quanno se dice Ammazzate oh significa pijate na mazzetta”.

La Guardia di Finanza a caccia di appalti sospetti con presunte tangenti, per il rifacimento delle strade e dei lavori fatti anche con i soldi del Giubileo. Per questo vi sono state delle perquisizione negli uffici del Comune. Sono stati indagati quattro funzionari del Comune e uno della società della Regione Lazio “Astral”.

Qualcuno risparmiava sui materiali, pagando e offrendo posti di lavoro ai figli dei dipendenti pubblici.

Cosa ne pensava Pier Paolo Pasolini in questa sua “Serata romana”?

Dove vai per le strade di Roma,
sui filobus o tram in cui la gente,
ritorna? In fretta, ossesso, come,
ti aspettasse il lavoro paziente,
da cui a quest’ora gli altri rincasano?
E’ il primo dopocena, quando il vento,
sa di calde miserie familiari,
perse nelle mille cucine, nelle,
lunghe strade illuminate,
su cui più chiare spiano le stelle.
Nel quartiere borghese, c’è la pace,
di cui ognuno dentro si contenta,
anche vilmente, e di cui vorrebbe,
piena ogni sera della sua esistenza.
Ah , essere diverso – in un mondo che pure,
è in colpa – significa non essere innocente…

Va, scendi, lungo le svolte oscure,
del viale che porta a Trastevere:
ecco, ferma e sconvolta, come,
dissepolta da un fango di altri evi,
a farsi godere da chi può strappare,
un giorno ancora alla morte e al dolore,
ha ai tuoi piedi Roma…
Scendo, attraverso Ponte Garibaldi,
seguo la spalletta con le nocche,
contro l’orlo rosicchiato della pietra,
dura nel tepore che la notte,
teneramente fiata, sulla volta,
dei caldi platani. Lastre d’una smorta,
sequenza, sull’altra sponda, empiono,
il cielo di lavato, plumbei, piatti,
gli attici dei caseggiati giallastri.
E io guardo, camminando per i lastrici,
slabbrati, d’osso, o meglio odoro,
prosaico ed ebreo – punteggiato d’astri,
invecchiati e di finestre sonore
il grande rione familiare:
la buia estate lo indora,
umida, tra le sporche zaffate,
che il vento piovendo dai laziali,
prati spande su rotaie e facciate.
E come odora, nel caldo, così pieno,
da esser esso stesso spazio,
il muraglione, qui sotto:
da ponte Sublicio fino sul Gianicolo,
il fetore si mescola all’ebbrezza,
della vita che non è vita.
Impuri segni che di qui sono passati,
vecchi ubriachi di Ponte, antiche,
prostitute, frotte di sbandata,
ragazzaglia: impure traccie,
umane che, umanamente infette,
son lì a dire, violente e quiete,
questi uomini, i loro bassi diletti
innocenti, le loro misere mete.

By Redazione

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