Sono diversi mesi che non riesco a scrivere. Resto a guardare lo schermo od il foglio vuoto. Ho timore di non uscirmene dalle ripetizioni di molti articoli, nei quali ho osteggiato le falsità palestinesi, nate nella loro notte dei tempi: da quando gli arabi hanno iniziato a definire così i “fratelli” abbandonati alla mercé dei più sanguinari gruppi terroristici, oppure sacrificati dai Re Hussein ed osteggiati dai Sadat. Quei “palestinesi”, nella loro ipocrisia hanno visto solo israeliani ed americani come nemici “naturali”. Sono quelli, oppure i loro figli e nipoti, che accettarono nel 1948 il passaporto – che per adoperare i sinonimi dello Stato di Israele, forgiati da molti media – oserei definire “ebraico”, non si lamentano – pur essendo mussulmani, cristiani od altro – di vivere nel solo stato democratico: dove le amministrazioni locali e nazionali, piacciano o meno, forniscono ogni bene ai cittadini.
Ma le scelte URSS-USA di 76 anni or sono, hanno forgiato le nuove generazioni di nazicomunisti, alcune delle quali hanno preso il posto perfino dei cattocomunisti e degli anarcocomunisti. Tutte quante fanno parte delle melemarcecomuniste e lo scrive un antifascista convinto. Non sono cambiato io, bensì la sinistra o come si chiamava oltre quaranta anni fa il raggruppamento dove venivano anche inclusi coloro che lottavano contro la fame nel mondo, a favore delle classi operaie, contro gli sfruttamenti di una antica alta borghesia e di una monarchia in disuso.
Ci chiamavamo “compagni” anche noi, mentre sfilavamo sui marciapiedi per non intasare il traffico romano. Eravamo radicali e nel cuore questo ancora oggi rimango. Accanto a me persone come Giacinto detto Marco Pannella ed i ricordi di come si restava volentieri a casa il mercoledì sera per vedere tribuna politica quando Jader Jacobelli lo esponeva “contro” Giorgio Almirante. Un bel parlare di entrambi, ma con idee tanto diverse. Rimpiango quella “sporca” Prima Repubblica, piena di tutto e di niente, ma dove l’Italia cresceva e soprattutto si distingueva al suo interno per dei valori, apparentemente politici, spesso economici o storici, ma senza dubbio con impeti corroboranti. Oggi – oramai scrivo come un vecchietto – la plastica ha corroso le menti oltre ai corpi di molte persone.
Sono rimasti e sono peggiorati i massacri di matrice araba: anzi hanno ritrovato la furia e caparbietà dettate dal Gran Mufti – sempre zio di Arafat -, che aveva gli uffici accanto al fraterno amico Adolfo. Non è cambiato il modo di definire le popolazioni “palestinesi” vittime solo poche ore dopo il 7 ottobre, ossia appena una disorientata Israele ha iniziato la sua lunga azione di polizia alla ricerca di ogni assassino presente nei massacri, negli stupri, nel mettere nei forni i bambini, nell’aprire il ventre ad una ragazza incinta e quanto altro non sono mai riuscito ad immaginare, neanche visitando i musei dedicati alle torture medievali.
Non è cambiato l’antisemitismo e sfido chi non è d’accordo con chi lo definisce uguale all’antiisraelinismo ed all’antisionismo. Non è cambiata l’ignoranza del razzismo e tra le migliaia di manifestazioni proterroristiche (proHamas) viste in Italia, ricordo il volto di quella ragazzotta sui 16-17 anni che ogni venerdì arrivava davanti al Ministero della Pubblica Istruzione accompagnata da un camion “discoteca” e da qualche centinaio di seguaci, presenti per marinare la scuola o le università. La cretinetta urlava frasi tipo “oggi se parla de stupri, solo pe’ giustificà l’invasione”.
Da quelle e centinaia di altre manifestazioni affatto spontanee, Hamas è riuscito a farsi passare per governo di uno Stato di Palestina dove la Cisgiordania – quando nominata – rimane come una sorta di protettorato. Lo stato è riconosciuto da molti, mentre Israele ha perso la fiducia di diversi antichi amici. Soprattutto i suoi abitanti, eccetto i parenti degli ostaggi, che vengono visti come soldati di un esercito usurpatore. La paura degli Hezbollah e dei missili iraniani in loro possesso, incutono paura. Se in pochi secondi possono arrivare su bersagli come Tel Aviv, Haifa o Gerusalemme, sembra necessaria la creazione di una vera fascia di sicurezza, larga almeno una ventina di chilometri, che darebbe alle popolazioni israeliane almeno un minuto per ripararsi. Questo significherebbe comunque una guerra aperta in territorio libanese.
Questa azione di polizia sembra dover durare parecchio, per la volontà di chissà chi e per evitare una rapida guerra totale. L’Iran minaccia, il Libano minaccia, la Siria non fa più testo. Coloro che si addestravano con i Brigatisti Rossi, sembrano godere di troppe simpatie.
D’altronde in questo mondo bizzarro la Stella del Magen David Adom viene ancora sostituita da un rombo per volontà dalla Croce Rossa Internazionale. Mondo ipocrita, mondo cattivo, mondo razzista. Mondo falso e bugiardo che calpesta la storia.
Mi chiedo se fosse sufficiente far capire a chi sfila senza neanche sapere dove è ubicata Gerusalemme, che se uno Stato arabo vicino ad Israele non è nato, è solo per non voler riconoscere lo “Stato Ebraico”. Vivo ancora nei sogni: desideri ormai da “vecchietto”.
Alan Davìd Baumann