È sempre più difficile scrivere in questi momenti, soprattutto perché bisogna modificare le radici del giornalismo, che lo impostavano sulla necessità dello scrivere per chi non conosceva un determinato argomento, mentre oggi, a seguito di una grande trasformazione svoltasi nei decenni, è necessario scrivere per chi conosce ma dice di non averlo mai saputo.
Nel mondo politico italiano odierno, troviamo una – apparente – sinistra per la quale non è solo necessario schierarsi con i palestinesi, ma anzitutto essere contro Israele. La persona uccisa per mano di Hamas resta uno che se le era andata a cercare, come i bambini decapitati nei kibbutz, come le donne violentate al sud di Israele, come gli oltre duecento sequestrati perché reputati merce di scambio. Lo reputo molto simile al “solo perché nati ebrei”, spiegato diverse volte dalla senatrice Segre. Come ho scritto e continuerò a farlo, dire ”Ebrei” o “Israeliani” non ha differenza e come se non bastassero i bimbi di Gaza che attorno ad un prigioniero di sette anni urlano “l’ebreo”, vi sono i cori della manifestazione svolte in Italia, inneggianti ad “aprire le frontiere per ammazzare gli ebrei”. Antisemitismo, antiisraelianismo ed antisionismo sono le tre facce della stessa medaglia. Sebbene la Segre parlasse di un’epoca apparentemente lontana, vi sono ancora oggi molti seguaci sotto altre bandiere.
Diventano invece martiri gli abitanti di uno dei due Stati Palestinesi, quello di Gaza, non sottomessi a Hamas gruppo terrorista, ma forse governati da Hamas partito eletto “democraticamente”: per gran parte del mondo si tratta di vittime palestinesi del razzista stato ebraico. Un popolo che viene indottrinato ad esser vittima, poiché i loro governanti pensano solo ad uccidere ed a diventare individualmente molto ricchi. Quante poche fognature e quante migliaia di missili.
Nel panorama nostrano sopravvive anche la Destra estrema, il suo antisemitismo atavico che porta anch’essa a schierarsi con i poveri martiri, ma in questo caso non perché gliene importi sinceramente, quanto per l’alto valore che loro danno all’annientamento della “razza ebraica”.
Rimangono in questa sommaria catalogazione politica, gli uomini del governo italiano, che nella mia mente restano ancora “nipoti di” e che dovrebbero rinunciare ad alcune ombre sinistre – anzi destre -, ma che al contempo si schierano al fianco della verità e di queste nuove pagine di tetra Storia. Da loro si aspetta una dura presa di posizione contro i manifestanti che hanno sostenuto la necessità di eliminare ogni ebreo.
Oggi è Gaza ad essere chiamata Palestina, mentre il territorio sotto l’egida dell’ANP e dell’anziano Abu Mazen, resta unicamente Cisgiordania. D’altronde non vi possono essere due stati e dal 1948 in mezzo ad essi c’è Israele. Val sempre la pena ricordare che Gaza era Egitto fino al 1967, mentre la Cisgiordania, come lo dice il nome, era Giordania: stato con il 98% degli abitanti “palestinesi” ed il re hashemita. Dopo le paci siglate tra Israele ed i due stati limitrofi, entrambi i territori vengono definiti “palestinesi” dal dopo guerra dei 6 giorni; anzi chiamati “territori occupati”. Ancora oggi le manifestazioni pro Hamas che si sono susseguite in molte parti del mondo, inneggiavano a liberarsi dell’occupazione. A dire il vero, fu proprio Netanyahu ad ordinare il ritiro completo di Israele dalla striscia nel 2005 e fanno sinceramente ridere i siti internet, anche di governi occidentali, che accusano Israele della chiusura ermetica dei valichi di frontiera, altrimenti definito “Assedio”.
Se si parla di uno stato palesti-gazeo o palesti-gazeso (Vd. Wikipedia), mi pare corretto che Israele ne controlli le “frontiere”. Magari lo avesse fatto con maggiore salvaguardia, non si sarebbero infiltrate facilmente delle figure con comportamenti preistorici ma dotati di armi moderne, che hanno commesso cose inenarrabili nella storia dell’umanità. Non ultimo il filmato di un “guerrigliero” che piscia – avrei dovuto dire “urina” ma la volgarità del gesto e le risate in sottofondo me lo impediscono – sul corpo di persone uccise e denudate, per non dimenticare lo strazio della decapitazione di bambini anche appena nati. Contro costoro, si è obbligati ad erigere delle frontiere sicure. Da detti valichi, ogni giorno entravano migliaia di persone per lavorare in Israele. Sono stati alcuni di loro che hanno redatto le piantine che hanno permesso ai terroristi di entrare e muoversi nei kibbutz del sud. Non sarà più così facile per i gazesi, al termine di questa guerra.
Ma noi comodosi cittadini occidentali, non chiudiamo la porta di casa, le finestre e qualsiasi possibile accesso a chi non è invitato nelle nostre abitazioni?
Devo capire perché Hamas viene definito un gruppo terroristico quando uccide barbaramente, ma poi i media parlano di ministeri nella Striscia, ossia dove Hamas ha vinto le elezioni, governa, incute paura ai gazesi. I ministeri di cosa? Di uno stato? E nessuno si accorge che se di stato si fosse trattato, Israele non avrebbe dovuto mandare i soliti messaggini con la scritta “fuggite civili, perché noi dobbiamo fermare i terroristi”, non avrebbe dovuto riaprire le condotte di acqua, non avrebbe dovuto fare corridoi umanitari, non avrebbe dovuto continuamente rimetterci la faccia nel mondo, per ogni cosa fatta per la propria difesa: ne sarebbe bastata una sola, tanto sarebbe sufficiente per quel mondo antisemita, che non vede l’ora di condannare Israele da subito.
Gaza viene vista nel mondo come “Palestina”? e ci sono i ministeri coadiuvati dai terroristi? Bene ed allora ditelo senza mezzi termini che quella Palestina è uno stato terroristico che ha attaccato Israele ed Israele deve difendersi senza se e senza ma. Se non è Palestina perché Abu Mazen stanzia milioni di dollari per le famiglie degli eroi di Hamas che hanno saputo eroicamente tagliare i piedini di uno dieci e più bimbi uccisi nelle loro case? Perché il mondo pur sapendolo non ne esce sgomento perché a loro tutto è permesso? Forse perché l’Autorità Palestinese vuole dimostrare ai gazesi di essere lei da sola la rappresentante del popolo. Certo è che sapere che quei milioni di dollari, parecchi dei quali usciti dalle nostre tasche, andranno a sostenere le famiglie di simili barbari …
Perché nessuno si accorge che se l’Egitto non apre Rafah è perché da quando gli abitanti di Gaza non sono più egiziani, non gliene frega nulla di loro, tanto da non aver posto nel Sinai per ospitarli. Poi alcuni parlano delle frontiere che Israele tiene chiuse…
Mentre scrivo, la reggia di Versailles viene evacuata ogni giorno, così come decine di aeroporti francesi che vengono chiusi per segnalazione di bombe. Ci sono poi stati gli attentati a Bruxelles ed in Germania, un allarme bomba alla scuola ebraica di Roma e l’uccisione di una donna di 40 anni presidente di una comunità negli States. Israele intanto resta sotto attacco missilistico, come lo è oramai da anni. Giusto andare a eliminare le rampe di lancio, nonostante gli “eroi” arabi le posizionino – evidentemente senza opposizioni internazionali – sotto ospedali dell’ONU, scuole delle Associazioni umanitarie (a loro scelta chi sono gli umani da salvaguardare), etc. Aver visto le autorità di Amnesty (molto) International, di Medici senza frontiere, dell’ONU stessa, di Safe the Children in terre diverse, ci avrebbe forse aiutati nel credere ad un loro vero mecenatismo democratico. Purtroppo,così non è. Ed aggiungo nuovamente che se Losanna cambiasse lo stemma rappresentativo del Magen David Adom, al posto di un rombo, sarebbe anch’essa rivolta alla democrazia. La scienza israeliana si è sempre dimostrata rispettosa dei valori umani, la direzione della Croce Rossa Internazionale, non ancora.
Ma anche questo non fa notizia. Per alcuni giorni, come mai nella vita, ho ricevuto segni di affetto, perfino da vicini di casa con i quali discuto spesso in battibecchi condominiali. Quando Israele si difenderà seriamente, questi gesti cesseranno. Si continuerà a vedere lo Stato Ebraico (con rappresentanti di altre fedi nel Parlamento), come una cosa lontana.
Ora devo dire qualcosa agli amici cristiani e mussulmani: i missili scagliati da Gaza, dal Libano, dalla Siria, colpiscono la Terra Santa ed anche le Palestine (dall’ospedale di Gaza alla Cisgiordania) e lo fanno da anni. Non insorgete contro Israele quando si difende: lo fa anche per voi.
Cari Europei e cari iTajani, ministri degli esteri occidentali, portate adesso le vostre ambasciate a Gerusalemme, perché non è il mondo che deve decidere quale deve essere la città che uno stato elegge per propria capitale, specialmente quando essa ne fa parte da sempre. Israele deve avere il vostro sostegno e questo sarebbe un gesto serio ed importante. Non abbiate paura.
Cara Israele, prima di qualche anno non potrò vivere lì per prenderne la cittadinanza. Però mi sento israeliano con tutta la mente, il cuore, le ossa, il corpo intero. Amo la democrazia, amo il rispetto, amo Israele.
Alan Davìd Baumann