“Mo noi nun ce famo caso, ma anche nel Lazio esistono diversi tipi de dialetto”.
Ai dialetti italiani mediani appartengono il romanesco, il dialetto sabino, il dialetto laziale centro-settentrionale, i dialetti della Tuscia viterbese e, in minor parte, principalmente nella zona orientale della provincia di Terni, i dialetti umbri meridionali; ai dialetti italiani del sud pontino e del frusinate (Media Valle Latina) appartiene il dialetto laziale meridionale. Verso Cassino e Castelnuovo Parano “pe intendese”.
In quest’area, nei dialetti vi sono chiari influssi campani e in minima parte laziali centro-settentrionali e romaneschi, nonostante la zona in questione mantenga comunque caratteristiche endogene ben precise. La principale caratteristica fonologica che separa i dialetti alto-meridionali da quelli mediani e meridionali estremi è il mutamento in scevà /ə/ delle vocali non-accentate (“atone”).
La ricchezza culturale del Lazio ha trovato una nuova veste legislativa con l’approvazione della proposta di legge n. 55 del 26 luglio 2023, dedicata alla “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti del Lazio”. Questo importante passo è stato compiuto dall’Aula del Consiglio regionale, evidenziando il riconoscimento dell’importanza dei dialetti come patrimonio culturale da preservare e valorizzare.
Durante il processo di approvazione in Aula, diversi articoli hanno subito modifiche per riflettere al meglio le esigenze e le prospettive della comunità. L’attenzione è stata posta sugli interventi previsti, sul piano annuale delle azioni e sull’istituzione del Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti, evidenziando un impegno condiviso per garantire l’efficacia e la coerenza della legge.
L’obiettivo della norma è la stesura di una mappa e di un registro completo dei dialetti presenti in regione attraverso studi e ricerche. Si prevede anche l’organizzazione di un festival delle lingue popolari e la definizione di convenzioni con le scuole.
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