Sia nelle pagine sportive di Mediaset che sul sito della Gazzetta, si scrive – almeno lì – della “protesta” dei tifosi azzurri durante la partita di calcio Israele-Italia, che si è svolta l’8 settembre allo stadio neutro di Debrecen (Ungheria).
La partita non è certamente iniziata nel migliore dei modi sugli spalti. L’inno di Israele è stato ampliamente fischiato ed i tifosi italiani hanno dato le spalle al campo di gioco mentre veniva suonata la Hatikvah.
La protesta è poi seguita con l’esibizione di cartelli con la scritta “Stop”.
A margine della partita, il governo israeliano aveva portato in Ungheria una trentina di ragazzi superstiti della strage di Majdal Shams, territorio del Golan occupato da Israele: il 27 luglio 2024 una bomba cadde su un campo di calcio dove i giovani siriani della comunità drusa, di età compresa tra 10 e i 16 anni, stavano giocando a pallone, e morirono 12 ragazzi. L’attacco fu attribuito a Hezbollah.
Nonostante il gruppo degli ultrà avesse dimostrato la propria ignoranza anche in altre occasioni, offendendo l’inno avversario, sarebbe stato corretto da parte della federazione internazionale, condannare la squadra supportata da questi nazisti (non vediamo altro modo di chiamarli) ad un secco 2-0 a tavolino.
Ora qualcuno potrà dire: cosa c’entra la squadra con questi debosciati?
Vero: ma cosa hanno allora a che vedere con la situazione politica internazionale, gli atleti israeliani?
(L’immagine è dell’ANSA)