Oggigiorno nel mondo sono attivi secondo vari siti, 56 conflitti di diversa estensione e intensità, che coinvolgono più o meno direttamente, oltre 92 Paesi.
Dal Medioriente all’Ucraina, dal Myanmar al Messico, vediamo una panoramica di queste 56 guerre, che costituiscono il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale e coinvolgono direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi, Italia compresa, costringendo oltre 100 milioni di persone a migrare, sia internamente che all’estero, per sfuggire alle violenze.
Negli ultimi cinque anni, inoltre, gli episodi o eventi violenti associabili a situazioni di conflitto sono quasi raddoppiati, passando da oltre 104.000 nel 2020 a quasi 200.000 nel 2024 (di cui metà rappresentati da bombardamenti). Questi eventi hanno causato oltre 233.000 decessi nel solo 2024, una stima che, purtroppo, è molto probabilmente da controllare, viste le operazioni cinematografiche come quelle di Gaza, dove ancor prima dell’arrivo di una bomba israeliana, già si conoscono i numeri dei bambini e delle donne uccise. Uomini e soprattutto terroristi non muoiono mai, come non vengono colpite case, in quanto esistono solo ospedali e scuole, secondo il ministero della salute di Hamas, unica fonte di informazione alla quale tutti danno ascolto.
Vorremmo ringraziare una buona parte della politica nostrana, ma purtroppo anche quella europea e di gran parte del mondo occidentale. Felicitarci con tutti loro, perché non fanno altro che manifestare per la Siria, per il popolo dei drusi che vorrebbero una regione autonoma sotto l’egida israeliana; spesso possiamo vedere certa sinistra marciare con le bandiere di un Libano libero, magari cristiano maronita, oppure protestare contro le tre impiccagioni al giorno di quattordicenni, condannate dall’Iran perché si sono permesse di farsi violentare.
Ci piace osservare la Schlein, mentre protesta per quanto avviene in Myanmar, dove sono attivi quasi 200 diversi gruppi armati, o contro le fazioni presenti in Pakistan, dove lo scorso anno viene catalogato come uno tra i più violenti.
Non ne possiamo più di vedere sfilare Conte inneggiando contro Putin, affiancandosi agli ucraini ed agli europei impauriti.
Ma quei poveri Fratoianni e Bonelli, che non fanno altro che spendersi per il paese che dà loro lo stipendio. Che colpa hanno se sbagliano bandiera: utilizzano Il verde, che starebbe per “religione” e su questo nulla da eccepire: la sinistra italiana e soci sono dei noti frequentatori di luoghi sacri; il bianco avrebbe come significato la “purezza spirituale”, ma oltre al Gran Mufti, basterebbe il 7 ottobre per negarlo. Il rosso infine, che vorrebbe dire “volontà di difendere la propria terra”, mentre il loro rosso ci ricorda il sangue che Stalin ed il comunismo hanno fatto versare. E’ presente poi il nero, per significare “coraggio” ma a noi fa venire in mente solo il nazismo e l’oscurità.
Non ce ne vogliano i letteratissimi e acculturatissimi pacifinti: stiamo ironizzando. L’Italia sta andando alla meglio, l’opposizione è riuscita a tirar fuori dalla Storia il celebre “tavolo” che tanto ha fatto durante la Prima Repubblica.
Sappiamo per certo che vi date da fare al massimo per il Belpaese. Ironicamente direi al Massimo D’Alema, che porta avanti il discorso “se non puoi sconfiggere i nemici, allora alleati con loro”.
Nel maggio 2025, il Pakistan è stato coinvolto anche in una serie di attacchi e contrattacchi con l’India, suo nemico storico. In America Latina, situazioni di estrema precarietà persistono in Paesi come Haiti, Venezuela e Messico, dove i cartelli della droga continuano a diversificare le loro attività illecite. In Africa, regioni come il Sahel, il Sudan e il Corno d’Africa sono teatro di conflitti tra gruppi jihadisti, mercenari russi e di altre entità paramilitari.
Forse abbiamo dimenticato alcuni stati in guerra, ma il desiderio di far imparare l’arabo ai nostri figli e nipoti è tale che ci basta così. Se i cinesi hanno conquistato quella parte d’Africa non ancora russa, non è colpa nostra. Se i nostri vicini europei se la fanno letteralmente sotto, per quanto erano stati bravi nelle guerre di conquista extraeuropee, non è certo un difetto di questa parte politica. Loro stavano e continuano a stare con i palestinesi che hanno liberato l’Italia nel ’45: i famosi partigiani.
A proposito, pensavo di restituire all’ANPI la tessera onoraria che un senatore della Prima Repubblica diede a mia madre, in quanto era stata staffetta fino alla caduta del nazifascimo. Non lo farò, perché non era la mia Yiddishe Momme a non meritarla: lo sono quelli che si definiscono partigiani oggi, mentre si alleano con i nazicomunisti e stravolgono la Storia.